Lavorare in gruppo con i 6 cappelli per pensare
Riuscire a far collaborare intelligenze e
professionalità diverse consente di analizzare una stessa questione da più
punti di vista e permette di sviluppare molteplici idee per la ricerca della
migliore soluzione.
Tuttavia, un gruppo di lavoro può conseguire
risultati eccezionali solo se le diversità evolvono in un unico patrimonio capace
di farle interagire; un’evoluzione fondamentale che impone un meticoloso lavoro di comprensione
delle diversità, di compromessi e di risoluzione dei conflitti. In concreto, la
fortuna di un gruppo dipende dal fatto che le persone coinvolte abbiano
consapevolezza del proprio limite, intendano interagire, adottino un linguaggio
comune, sviluppino competenze comunicativo-relazionali e si riconoscano nel raggiungimento
del medesimo obiettivo.
Tra le condizioni necessarie vi è,
dunque, l’empowerment, ossia lo sviluppo della consapevolezza intesa
come senso di appartenenza e di condivisione, come capacità di favorire la valorizzazione
culturale e professionale di ciascuno dei componenti, fondamentale per il
successo personale e dell’intero gruppo.
La capacità di lavorare in sinergia e di
sviluppare il lavoro in team è divenuta una priorità delle moderne
organizzazioni aziendali e la principale leva per la loro competitività: un
gruppo di lavoro affiatato e motivato è in grado di migliorare la
comunicazione, aumentare la produttività, far crescere la motivazione e ridurre
lo stress.
A
tal fine, sono tantissime le tecniche utilizzate per attivare e mantenere il team
building, ovvero per rinforzare lo spirito di gruppo e lavorare per uno
scopo comune. Tra queste si distingue per efficacia nella risoluzione di
problemi e per sostenere nuove idee, quella dei 6
cappelli per pensare, ideata dal padre del “pensiero laterale” Edward
De Bono.
Spesso,
i partecipanti ad incontri o confronti, mantengono lo stesso atteggiamento per
tutta la durata della riunione, un modo di affrontarla e di gestirla che, nella
maggior parte dei casi, rende sterili le conversazioni che si risolvono in una
perdita di tempo e di energie. In tali situazioni, concentrarsi e difendere il
proprio pensiero significa compromettere la possibilità di raggiungere l’obiettivo,
di proporre nuove idee. In questo contesto diventa necessario e auspicabile
cambiare punto di vista.
I
6 cappelli per pensare sono una metodologia di pensiero creativo che
spinge i protagonisti del gruppo a recitare ruoli diversi: ciascuno non può limitarsi
a difendere pregiudizialmente solo la propria opinione. I 6 cappelli indicano
altrettanti punti di vista, altrettante possibilità di indossare le
ragioni degli altri per comprenderle e favorire il raggiungimento del comune obiettivo.
Il colore del cappello indossato rende meno conflittuali e più collaborativi gli incontri.
Infatti,
per affrontare una questione in maniera completa è sempre opportuno osservarla da
angolazioni diverse. Questo metodo alimenta lo spazio delle informazioni, delle
intuizioni e della logica senza escludere o drammatizzare quello della paura di
dire qualcosa di sbagliato.
Ma
quali sono i 6 cappelli da indossare e quindi i 6 atteggiamenti che De Bono
interpreta come essenziali:
BIANCO:
è il cappello dei dati oggettivi, siano essi cifre o fatti.
ROSSO:
è l’emotività, quando si indossa questo cappello ci si può lasciare andare alle
emozioni, ai presentimenti e alle intuizioni.
NERO:
è il cappello del pessimismo, con questo atteggiamento si può lasciare spazio a
tutto ciò che di negativo può succedere.
GIALLO:
al contrario del nero, questo atteggiamento richiede profondo ottimismo,
guardare tutto con positività.
VERDE:
è il cappello della creatività, si può sfruttare al meglio il pensiero laterale
e tutte le idee innovative.
BLU:
è l’atteggiamento che ha il compito di mettere in pratica le idee che vengono
fuori dal confronto.
Come
funziona la tecnica dei cappelli?
Si
procede avendo ben chiaro l’obiettivo della riunione. A tal fine, potrebbe essere
utile scrivere sulla lavagna la domanda alla quale i partecipanti devono
rispondere. Per evitare “tempi morti” e fare in modo che lo strumento sia
davvero efficace, c’è bisogno di una persona in grado di condurre il confronto,
capace anche di tirare le somme delle idee che vengono espresse. Il clima deve
essere rilassato e giocoso per ridurre al minimo le inibizioni. E, infine, va definito
un limite di tempo a disposizione di ciascun partecipante. In verità, la
riunione può prevedere la rotazione tra i partecipanti dei cappelli o che tutti
i partecipanti indossino lo stesso cappello.
I
principali vantaggi legati all’utilizzo di questa tecnica sono:
· che tutti i partecipanti hanno la possibilità
di esprimere il proprio punto di vista;
· che tutti i partecipanti hanno la
consapevolezza che “vincerà” l’idea migliore e non quella esposta meglio;
· la facilità della comunicazione;
· la velocità delle discussioni;
· la trasversalità delle domande improntate
alla risoluzione di un problema (perdita dei clienti: come acquisirne di
nuovi?) o alla ricerca di un’idea di crescita (fidelizzazione: cosa possiamo
fare per trattenere i clienti?);
· il clima rilassato nel quale ogni
partecipante si sente libero di esprimere idee e soluzioni.
Credete
che quella di Edward De Bono sia stata un’idea utile? Avete mai partecipato a
riunioni indossando i 6 cappelli?
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