Cosa sono le Soft skills, tanto richieste nei colloqui di lavoro
La forte competitività e un mercato del lavoro sempre più
instabile hanno cambiato il modo di fare selezione; le aziende ormai non si
accontentano più di candidati preparati e brillanti ma vanno alla ricerca di
veri e propri talenti formati a 360°. Se prima si veniva valutati solo per
quello che si sapeva fare ossia per le competenze tecniche, anche dette hard
skills, oggi i recruiter valutano soprattutto le cosiddette competenze trasversali meglio conosciute
come soft skills. Quando si parla di soft skills generalmente si fa riferimento
alle capacità relazionali e
comportamentali che caratterizzano ogni persona e indicano pertanto il modo
in cui un individuo si pone rispetto al contesto lavorativo nel quale lavora.
Le soft skill sono importantissime anche per potersi rapportare in modo
ottimale con tutte le persone che fanno parte del vostro ambiente lavorativo
sia a livello di top management sia a livello di middle management.
Nel dettaglio le soft skills maggiormente ricercate dalle
aziende e testate in sede di colloquio dai recruiter sono l’abilità negoziale e
la capacità decisionale; la dote di leadership, fondamentale in caso in cui si
voglia ricoprire una posizione di top management, e infine la capacità di
problem solving e di time management.
Nell’abilità
negoziale si valuta la capacità di condurre una trattativa al fine di
trovare la soluzione migliore. È una dote non comune ma soprattutto non è
facile da acquisire e da allenare. Il candidato abile a negoziare si distingue
subito per la sua capacità analitica, per la sua comunicazione persuasiva, per
la sua capacità di ascolto attivo, per un’ottima capacità intuitiva e
relazionale ma soprattutto per l’orientamento all’obiettivo. Mi rendo conto che
sfoggiare tutte queste qualità in sede di colloquio è molto difficile, specie
per i neolaureati che hanno poca esperienza, però pur essendo alle prime armi
si può fare ugualmente bella figura e far capire al proprio interlocutore che
c’è terreno fertile su cui scommettere. Domande tipiche che vi possono essere
rivolte per testare questa abilità sono ad esempio: “Mi convinca che lei sia il candidato ideale per questa posizione” –
con questa domanda si vuole testare la vostra capacità persuasiva oppure “Mi descriva una situazione in cui ha svolto
un ruolo da mediatore e quale abilità ha utilizzato” – con questa domanda
si vuole testare la vostra capacità strategica. Ovvio che chi è neolaureato o
chi non ha mai dovuto negoziare avrà difficoltà nel rispondere a queste
domande, tuttavia questi due quesiti apparentemente complessi possono essere
traslati nella vostra quotidianità: si può rispondere con episodi di vita
vissuta che lasciano intendere la vostra capacità di negoziare.
Nella capacità
decisionale si esamina l’attenzione al dettaglio, la capacità di ascolto e
riflessione prima di decidere, la visione d'insieme e la valutazione del
rischio e in conclusione l’orientamento all'obiettivo. Un candidato con forte
capacità decisionale si contraddistingue per intraprendenza, pro-attività,
curiosità e perseveranza. Esempi di domande tipiche che vi possono essere
rivolte sono: “Qual è la prima cosa che
farebbe se rimanesse in panne nel traffico ma lei sa che ha un’importantissima
riunione?” (in questo caso si valuta come gestite lo stress e le priorità);
Mi racconti un episodio in cui una sua
decisione si è rivelata positiva e perchè? Quello che importa ai recruiter
per capire se avete o meno una buona capacità decisionale non è il contenuto
delle vostre risposte ma il vostro carattere, ossia la vostra determinazione,
perseveranza e soprattutto voglia di mettervi in gioco e di rischiare.
Nella capacità di
leadership si valuta l’apertura
all'ascolto, la chiarezza nella comunicazione, la capacità di gestire emotività
e conflitti e infine l’empatia. Il candidato ideale per rivestire il ruolo di
leader deve essere una persona che ha consapevolezza di sé e che guida il
gruppo al raggiungimento degli obiettivi, conquistandosi la fiducia con
autorevolezza. Domande tipiche per capire il vostro grado di leadership sono “Quanto la motiva un lavoro del quale è
responsabile dell'operato degli altri colleghi?” oppure “Il team a cui
appartiene non raggiunge l'obiettivo: come si comporta?” – con questa
domanda si valuta come e se riconoscete la vostra responsabilità. “Per lei è più importante raggiungere
l'obiettivo oppure avere un team coeso?” o ancora “Come stimolerebbe la
collaborazione di altri membri del team?”. Queste sono tutte domande volte
a capire quanto e se siete in grado di gestire un team, conquistando la loro
fiducia e accompagnandololi verso il vostro punto di vista. In questo caso sono
fondamentali le strategie che mettete in atto per gestire un team, la vostra
determinazione e soprattutto la vostra fermezza e leadership nel mantenere il
punto della situazione.
Il problem solving
è un’altra soft skill, requisito essenziale in quasi tutti gli annunci
lavorativi, stra-usata dai datori di lavoro ma poco compresa nella sua essenza.
Il problem solving è dunque un metodo strutturato per arrivare a trovare una
soluzione di un problema o raggiungere un obiettivo in un tempo dato.
Banalmente viene tradotta come “risoluzione
di problemi” ma in realtà queste due parole racchiudono un processo ben più
complesso di quello che possa sembrare. Il primo step da seguire per risolvere
un problema è quello dell’analisi dei
dati – si tratta di un processo di osservazione in cui tutto deve essere
chiaro. In questa fase è importante analizzare il tempo a disposizione; bisogna
conoscere l’obiettivo ossia avere chiari i dati del problema da risolvere;
analizzare le risorse che si hanno a disposizione (risorse materiali, risorse
umane, budget); esaminare il contesto e la fattibilità, cioè se con i dati e il
tempo a disposizione si è in grado di risolvere il problema. Il secondo step da
seguire è quello della pianificazione
strategica, ossia capire come e quali strumenti utilizzare per risolvere il
problema.
Da ultimo si mette in atto quello che si è progettato
svolgendo poi un’azione di controllo sul proprio operato. Dalla fase di
controllo può emergere che avete correttamente risolto il problema oppure che
non ci siete riusciti. In tal caso bisogna capire quali siano state le
variabili che non vi hanno portato alla soluzione del problema e, se siete
ancora in tempo, potete aggiustare il tiro ricontrollando i dati e cercando di
correggere l'errore.
Il mio consiglio è quello di scomporre il problema in
obiettivi intermedi o in problemi più piccoli, per esaminarli con più
semplicità, e poi ricontrollare la vostra analisi in un secondo tempo, per
valutare se avete colto tutte le criticità e se è completa.
Il time management, meglio conosciuto come gestione del tempo, è un’altra soft
skill molto apprezzata dai datori di lavoro. Una persona che sa gestire il
tempo lascia presagire una persona organizzata, che lavora per priorità e che si
dà degli obiettivi. Il tempo è un grande fattore di
stress quindi o lo gestiamo o ci gestisce. Nel time management è fondamentale
l’utilizzo di un’agenda o di un foglio elettronico/di un Gantt per dare priorità alle attività da svolgere.
Se si
conosce già l’attività da realizzare, occorre poco tempo per
svolgerla mentre se non la si conosce va stimato molto più tempo
perché va considerato anche l’imprevisto.
Molti manager nella gestione del tempo vengono sottoposti al cooking, ossia gli viene richiesto di
preparare un pasto completo per 50 persone:
devono decidere chi fa cosa, cosa compare, cosa preparare per primo e cosa
dopo, come organizzarsi in maniera sincronizzata ecc…
Ma in realtà cos’è il
tempo? Esiste un tempo oggettivo – ossia lo pseudonimo della nostra vita, e un tempo soggettivo – ossia il
tempo percepito da ognuno di noi in base ai propri stati d’animo.
Per fare time management dovete capire
prima quanto tempo avete a disposizione per fare quella determinata attività,
suddividerlo in base ai vari compiti e
monitorarlo. Capita spesso però di perdere tempo e questo può dipendere da
fattori auto indotti come ad esempio la disorganizzazione, l’incapacità di dire
NO ad alcuni progetti che ci vengono assegnati o in cui veniamo assorbiti e la
mancanza d'interesse. Ci possono essere
anche altri fattori come la gestione delle
telefonate, eventuali colleghi che interrompono
la vostra concentrazione oppure l'arrivo delle mail. Fondamentale dunque è organizzare il tempo in base
all’urgenza e all’importanza.
Per essere ottimi time manager vi consiglio di stabilire
le priorità indipendentemente dal piacere di fare le cose; di fissare un
tempo massimo per ogni attività e rispettarlo;
di concedervi delle pause di lavoro per ricaricare le energie e di fissarvi
sugli obiettivi e non sulle ore di lavoro; di pianificare al massimo il 60-70%
del tempo lavorativo e infine privilegiare sequenze omogenee di azioni e di
proteggersi, se possibile, dalle interruzioni.
Questi sono solo alcuni dei consigli per conoscere le Soft
skills, farle emergere e sapere come rafforzarle. Sempre più importanti nei
colloqui di lavoro, sono competenze che ci caratterizzano e ci distinguono
dagli altri!
Francesca Sardella
Responsabile Selezione del Personale
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